I 50 centesimi che il governo impone come prezzo per ogni mascherina è un atto di benevolenza nei confronti dei cittadini che rischia di ritorcerglisi contro. Quello di cui il governo non tiene contro è la catena del valore che compone il prezzo finale della mascherina. I produttori di mascherine italiani non sono molti e non possono tenere il ritmo di produzione di cui il Paese ha bisogno in questo momento. Per questo, i grossisti di questi prodotti si rivolgono, come spesso accade, alla Cina, che offre prezzi bassi e ritmi di produzione rapidi. E un fornitore cinese, vende ogni singola mascherina a circa 30 centesimi, se gli fai un ordine abbastanza cospicuo (si parla di centinaia di migliaia o meglio milioni). A questo, però, si devono aggiungere i costi dei noli aerei altissimi di questo periodo, gli oneri doganali e i trasporti necessari per rifornire in primis le aziende, che si devono adeguare alle regole imposte per la riapertura, gli scaffali delle farmacie e dei negozi. Con tutto questo, i margini di guadagno dei grossisti delle mascherine diventa risicato se non nullo. E se il gioco non vale la candela, c’è il rischio che i protagonisti di questo commercio rinuncino alla gara per l’approvvigionamento. Il consumo al mese di mascherine, in questo periodo di lockdown, si aggira all’incirca a 100 milioni al mese, come sentito dalla Protezione Civile; se l’economia riparte e se i lavoratori ritornano alle loro aziende e quindi le persone a muoversi, il fabbisogno si alzerà esponenzialmente. Questo significa un maggiore sforzo da parte dei produttori che deve assolutamente corrispondere ad una remunerazione adeguata e legata alle dinamiche di mercato attuali. Il governo dovrebbe porre la sua attenzione sui controlli all’interno del territorio, nel commercio al dettaglio al fine di evitare rincari eccessivi sul prezzo di vendita al consumatore. Andare invece a toccare la possibilità di manovra a monte, ossia sui fornitori all’ingrosso che commerciano con l’estero, equivale a bloccare la possibilità di approvvigionamento dei prodotti. Se il gioco non vale la candela, se i margini sono troppo bassi, i grossisti si ritirano dalla partita.